lunedì 13 marzo 2023

Ermetismo Cristiano - La Purificazione di Febbraio (Terza parte) - Le Ceneri


La cenere ha proprio a che fare con febbraio! Perfino Lazza, all'ultimo Sanremo (di febbraio(:-)),  con il suo bel brano  "Cenere", assai enigmatico nella simbologia delle immagini, indica una sorta di percorso verso la Luce, attraverso la cenere appunto, e recitando:  "..rinasceremo insieme dalla cenere.."

(Lazza nel suo video, prima vestito di nero nel bosco, che solitamente simboleggia l'inconscio, poi nel fuoco di una cinerea purificazione, poi di bianco in una strana stanza piena di lampadari di cristallo illuminati).  Interessante inizio vero? La conclusione è ancora più interessante! con Giordano Bruno e Cenerentola! Seguitemi...

 


 

Penso alla cenere e la prima immagine che ho davanti agli occhi è un fuoco spento o, guardando alla nostra quotidianità, una sigaretta di cui è rimasta solo il filtro nel posacenere. I nostri nonni, con stufe, camini e incendi, ci convivevano ogni giorno.   La cenere dà l’idea di qualcosa di finito, una fiamma estinta, i resti grigi della combustione. E invece no! E con la cenere ci facevano la «lisciva dei lavandai», un detersivo tanto bio e gratis quanto efficace, tanto da diventare immagine del castigo di Dio (Ml 3,2). O ci pulivano dalla fuliggine le catene dei focolari e i paioli che stavano tutto l’anno sul fuoco. Oppure ci concimavano i campi.

Il residuo fisso è un parametro utilizzato per classificare le acque minerali e le acque potabili in generale. Può essere assimilato alle ceneri di un materiale combustibile.  La cenere di legna è un pregiatissimo concimante.  La cenere contiene decisamente l'essenza della materia.

Cosa simboleggiano le  Ceneri?

Siamo in febbraio e la Quaresima inizia con il “Mercoledì delle Ceneri”.



Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris(Genesi 3,19). Le parole pronunciate da Dio nel giardino dell’Eden, e che accompagnano la cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, segnano l’inizio della Quaresima, un tempo di preghiera, digiuno, penitenza e conversione, durante il quale i cristiani si preparano alla grande festa della Pasqua. Festa?

Festa.., si perchè, al termine dei lavori purificatori di febbraio e marzo, per i filosofi, la Pasqua, agognata "palma" di vittoria, rappresenta il momento della rinascita spirituale... dalle proprie ceneri, che provengono dalla calcinazione dei rami delle palme benedette nell'anno precedente nella Domenica delle Palme, legate a doppio lucchetto al simbolismo della fecondità, della vita eterna, dell'albero della vita alchemico, il cui frutto, agognato da tutti gli alchimisti, non è altro che la pietra filosofale. Il simbolismo solare dell'olivo e quello delle palme è analogo, lo vedremo in un prossimo articolo.

 

 L'OLIVO DI GERUSALEMME , albero della vita, - CERAMICA

 

Ma riprendiamo il nostro cammino. Nella messa del Mercoledì delle Ceneri, il sacerdote segna una croce sul capo dei fedeli con della cenere benedetta e recita   "Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai", ricalcando il passo biblico. Il fedele si impegna così pubblicamente a compiere un cammino spirituale di contrizione e pentimento.

La liturgia seguiva perfettamente gli step alchemici: "Cambiamo il nostro abito", cantava un tempo il coro, "con la cenere ed il cilicio" (Immutemur habitu, in cinere et cilicio) (Gioele, II, 13, 17). 


il cilicio, sconvolgente strumento auto-penitenziale.

Il perdono era chiesto con una preghiera fervente: "O Dio, che non vuoi la morte dei peccatori, ma la loro conversione, volgi uno sguardo di bontà sulla fragilità della nostra natura, e degnati di benedire le ceneri che saranno imposte sulle nostre teste come segno di umiliazione dei nostri cuori, e di renderci degni del perdono, affinché riconosciamo che noi non siamo che polvere, e che alla polvere ritorneremo come punizione delle nostre iniquità".

La cenere quindi, la polvere, ciò che resta della purificazione.

Non ci sorprende, allora, che l’ultimo abito che Francesco volle indossare, in punto di morte, procuratogli da frate Jacopa, doveva essere «color cenere» (Spec 112: FF 1812). 

L'episodio accaduto al vescovo di Grenoble, immortalato qui nel dipinto di Francisco de Zurbarán, conferma pienamente il simbolo della purificazione, della contrizione della materia.


Il vescovo Ugo offrì ai primi monaci Certosini della carne la Domenica prima del Mercoledi delle Ceneri. I monaci dibatterono se era giusto mangiare quel cibo in riconoscenza al vescovo,perché loro non ne mangiavano. Ma, in piena discussione caddero in un sonno estatico. Il Mercoledì Santo,il vescovo tornò a far visita ai monaci e li trovò a tavola che si stavano risvegliando dal loro sonno. La carne nei loro piatti si stava trasformando in cenere. Dio aveva mandato un segno a coloro che, fedeli alla loro pratica di purificazione, avevano intenzione di non mangiare carne.

Nell'opera vediamo il vescovo Ugo in secondo piano sulla destra che si poggia su un bastone. Constata con mano che la carne si è trasformata in cenere. In primo piano troviamo il suo paggio, pieno di stupore per l'accaduto!

La simbologia del rito delle Ceneri ha origini antichissime.  

Oltre l'episodio della Genesi accennato sopra, altri personaggi biblici hanno fatto uso di tale pratica,  Ester, Giuditta, Davide, Daniele e molte volte usata dal popolo come pentimento collettivo verso Dio e chiedere la sua misericordia.

Coprirsi il capo di cenere (o anche sedere nella cenere), e vestirsi con un sacco, era anche usanza nel popolo ebraico per esternare penitenza, lutto e pentimento.  La cenere simboleggiava la caducità umana, desolazione, rovina.  Il sacco, fatto solitamente di lana e quindi fastidioso da indossare sulla pelle, simboleggiava l'umiltà, la miseria umana, ma anche la rievocazione della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, vestiti di pelli.

 

Giona si veste di stracci e si copre di cenere.

La cenere è “oggetto penitenziale”, legato al tema della ineguatezza, desiderio di cambiamento, conversione. «Cenere mangio come fosse pane» (Sal 102,10); "re, cittadini, grandi e piccoli, persino gli animali si cospargono di cenere dopo l’invito alla conversione predicato da Giona" (Gn 3,6).

 

Nel rito cattolico, l'antifona che seguiva la benedizione delle ceneri era quella comunemente cantata nell'ordinario dell'anno: "Purifìcami, Signore, con l'issopo, e sarò mondato; lavami, e sarò più bianco della neve". (salmo 51)  Successivamente avveniva l'imposizione delle ceneri sul capo dell'officiante. Era doveroso, tra l'altro, che durante questa messa il fedele tenesse a mente la permanenza del Cristo nel deserto. In tal modo, il digiuno prescritto per il periodo di Quaresima venne sempre ad aggiungersi, come complemento, alle numerose penitenze. Tra l'altro, in tutte le religioni il digiuno è considerato come un sacrificio espiatorio. Non seguendo più il rigoroso rito della Quaresima, il Cattolicesimo si allontana da una pratica religiosa nell'ambito della quale la privazione dei quaranta giorni possedeva virtù purificatrici, tanto corporali quanto spirituali. 

La cenere, come abbiamo visto, ha diversi significati sottili, ma quello che più interessa dal punto di vista alchemico, è che questo residuo della putrefazione, dopo alcuni giorni durante i quali il suo aspetto cambia considerevolmente, sprigiona un odore di terra, simile a quello che riempie l'aria delle campagne nel tempo dei lavori. Questo particolare simbolismo giustifica anche l'appellativo di agricoltura celeste, conferito talvolta all'alchimia.
Seguendo Basilio Valentino, monaco alchimista, si apprende che con la perfetta calcinazione della cenere, l'alchimista possiede lo zolfo filosofico (principio spirituale), racchiuso nella sua terra nutrice, che ha l'aspetto di una cenere fine e rossa


Eccola, la cenere alchemica, il residuo della putrefazione. I Maestri la chiamano Adamas, dal nome di Adamo, primo e puro padre degli uomini". La formula pronunziata dal sacerdote e l'operazione effettuata dall'alchimista collimano esotericamente quindi nella necessità di recuperare lo stato adamitico, originario, puro, virginale (ancora in perfetta  perfetta analogia della "necessità di tornare all'età dell'oro del tempo di Saturno, vedi secondo articolo). 

Recuperare questo stato, in senso iniziatico, significa abbandonare la nostra vile condizione terrena e riconquistare il paradiso terrestre, ed in senso alchemico lo stato adamitico apre le porte alla trasmutazione della materia, che dallo stato vile e rozzo, ritorna allo stato puro primordiale, al fine di progredire ancora e sempre lungo le vie della perfezione. Il cristiano e la materia filosofale avanzano di concerto verso una medesima finalità, che non è altro che la perfezione della loro natura. 

 

Il Paradiso terrestre (Peter Wanzel, Pinacoteca Vaticana)

E' da questa terra rossa, che sarà congiunta nelle fasi successive al Mercurio, che si ritiene venga tratto l'embrione della pietra. Eccolo qui sotto il nostro Adamo con la testa rossa, che si avvia a congiungersi alla sua Dama Mercuriale , la quale gli offre un caldo vestimento "rosso" (Splendor Solis).

Può sembrare sorprendente quindi come le fasi della messa del Mercoledì delle Ceneri e la Grande Opera possano corrispondere con tale precisione, ma ciò costituisce solamente una prova ulteriore della perfetta concordanza simbolica tra la liturgia cattolica e l'alchimia cristiana. 

Basilio Valentino, prosegue: "Ogni carne nata dalla terra sarà distrutta e poi nuovamente resa alla terra (polvere, cenere).

La quarta chiave di Basilio Valentino cattura esattamente questa fase alchemica. Abbiamo qui la morte filosofica (la bara), la rinascita della materia dalle sue ceneri (lo scheletro che sta sopra la bara, l'albero incenerito), l'aiuto dello spirito (la luce della candela, la Candelora appunto, trattata nella prima parte)

Quando penso alla cenere il mio pensiero va anche alla cremazione dei defunti, nella quale si conservano solitamente le loro ceneri. Ma ai fini della trasmigrazione dell'Anima, meglio la sepultura o la cremazione? Data la complessità, la controversia dei risvolti metafisici e la mia incompetenza, devo rimandare al momento, per mia incompetenza in questa materia.

Anche Giordano Bruno, il mio guru filosofico, tratta in qualche modo la cenere, nel suo dialogo filosofico "La Cena de le Ceneri".

Oltre a gli altri temi trattati, universali, come il suo irrompente e "scomodo" concetto di Infinito, in rotta con la chiesa cattolica ma anche con le neo-teorie copernicane,  rinnova anche il concetto del dovuto lavoro alchemico interiore, a cui tutti gli esseri umani sono chiamati, lavoro di persistente ricerca e rinnovamento fino a trovare la propria vera essenza divina (la nostra cenere alchemica, appunto).

Criticando gli esseri umani pigri, "poltroni", disperati, procrastinatori, ci professa il saggio Bruno, nella sua Cena delle Ceneri, : "Tutte cose preziose son poste nel difficile.... se la fatica è tanta, il premio non sarà mediocre.... stretta e spinosa è la via de la beatitudine; solo gli esseri umani rari, eroici e divini  conquisteranno la palma de la immortalità" citando anche i bellissimi versi virgiliani: "Pater ipse colendi, haud facilem esse viam voluit, primusque per artem, movit agros, curis acuens mortalia corda, nec torpere gravi passus sua regna veterno" ovvero:  "Lo stesso Padre volle che fosse difficile la via della coltivazione e per primo fece smuovere i campi con metodo aguzzando con le preoccupazioni gli intelletti umani;  e non permise che il suo regno si intorpidisse in una dannosa inerzia."

E' interessantissimo come tutto ciò è potentemente assonante con la tabella della Tarsia del "Colle della sapienza" del Duomo di Siena, che tradotta, recita "O uomini, affrettatevi a venire quassù, salite l'aspro colle, un valido premio alla fatica sarà la palma che dà la serenità


Mi scuso per l'estrema semplificazione del messaggio di questa complessa allegoria. Sentivo l'incessante bisogno di farvi gustare il collegamento. Se avete passione per scendere nei dettagli della sua interpretazione,  chiamatemi. Sarò onorato di commentarla con voi dal vivo, sarà un momento emozionante per tutti noi.

Come lieto fine, un rapido flash sulla celeberrima fiaba di Cenerentola, nella quale sapete che la ragazzina si salva grazie al principe e alla scarpina di cristallo perduta.


Cenerentola non è il nome proprio della protagonista della fiaba ma il soprannome che le viene dato dalla matrigna e dalle sorellastre; è il nome che avrà dopo la morte della sua vera mamma: “…doveva giacere vicino al focolare, tra le ceneri. Appariva sempre così impolverata e sporca che iniziarono a chiamarla Cenerentola”. 
 

E come sapete benissimo, Cenerentola è destinata a “liberarsi” e ad allontanarsi da quel focolare/tomba. La cenere, purificata dal fuoco (la fatina), è elemento incontaminato, come lo è Cenerentola che, della cenere ora ha acquisito le caratteristiche della purezza e non della sporcizia. Per questo la scarpetta di cristallo (o di vetro o d’oro a seconda delle versioni) calza perfettamente alla fanciulla, mostrando il suo stato virginale, e rendendo cosi possibili le nozze chimiche.

In Alchimia, guardacaso, il ruolo dell'essenza estratta dalle ceneri filosofiche viene anche precisata nell'opera di Basilio Valentino con i versi riportati da Eugène Canseliet in una nota a piè di pagina: "La fine di ogni cosa sembra essere la cenere, ma si dice che la fine della cenere sia il vetro"  come a ripetere che la cenere rappresenta solo un passaggio dovuto.  Del resto, anche il vero procedimento chimico per ottenere il vetro include la cenere tra le materie prime.


E il cristallo ("olio di Cristo"), leggi quello delle scarpe di Cenerentola, ma come anche quello dei lampadari del video di Lazza, guardacaso, rappresenta in Alchimia il "rubino magico", agente provvisto dell'energia e della sottigliezza ignee, rivestito dal colore e dalle molteplici proprietà del fuoco. Si tratta,
lo si sarà compreso, della pietra filosofale. 


Tutto sommato, anche la classica Fenice (altro simbolo della Pietra Filosofale) rinasce canonicamente dalle proprie ceneri, come Lazza.


Ecco qui di seguito, come promesso, l'improvvisato schemino del precedente articolo, diligentemente aggiornato con l'aggiunta del passaggio "cinereo". 
 
 

 
 
"Ambasciator non porta pena". 
 
Anzi questa volta un pò di pene le la portate... ;-).. Pene, penitenze, digiuni ecc..

Arrivederci al prossimo articolo..
 

Fabio Leone Verde

 

fonti letterarie:

La via dell'alchimia cristiana - Severin Batfroi

Wikipedia

https://www.bibbiafrancescana.org/2017/07/c-come-cenere/




 

 




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